Parco del Gran Paradiso - Colle del Nivolet
Due giornate di bel tempo, escursioni impegnative ma ripagate da suggestivi panorami di laghi e cime alpine.
Sabato appena arrivati a Ceresole Reale abbiamo indossato gli scarponi e costeggiato l'omonimo lago fino all'inizio del sentiero per il lago del Dres (2087 m.) che abbiamo raggiunto dopo 2 ore e mezza di cammino, quasi tutto all'ombra degli abeti. Abbiamo tirato fuori il pranzo dagli zaini e dopo un giusto riposo siamo ritornati sui nostri passi e siamo scesi al lago di Ceresole Reale, sulle cui sponde è costruito il Rifugio Massimo Mila (1583 m.), nostro riparo per una notte. Ci siamo sistemati in due camerate da 8 posti, in una le dame e nell'altra i cavalieri. Anche a cena due tavoli separati e poi a nanna.
Il mattino seguente dopo una buona colazione, con le auto siamo saliti al colle del Nivolet (2612 m.), la temperatura era ideale per una escursione. Con passo tranquillo ma costante abbiamo affrontato la ripida salita iniziale fino al lago Rosset (2703 m.). Se già al colle il paesaggio era notevole, con l'alzarsi di quota aumentava anche il numero di laghi e di cime visibili all'orizzonte. Abbiamo incontrato un piccolo nevaio a lato del sentiero che ci ha stimolato a scattare qualche foto di gruppo. La mancanza di vegetazione era compensata da una brezza fresca che rendeva meno faticosa la salita. Ad un certo punto ci siamo separati ed un gruppo ha proseguito ulteriormente tra ghiaioni e piccoli nevai fino ad arrivare al col Leynir (3084 m.)
Abbiamo visto solo un solitario stambecco, ma negli occhi si sono impresse soprattutto le immagini dei prati dai fiori multicolore e dei molti laghi presenti dalle forme diverse e i nevai sulle pendici delle cime oltre i tremila metri. Il Gran Paradiso svettava su tutte, ma si vedeva che era in sofferenza per la poca neve che ricopre quasi la sola cima. Dopo il pranzo al sacco, siamo ridiscesi al Colle del Nivolet con calma, quasi controvoglia per lasciare quell'ambiente naturalmente bello, senza l'intervento dell'uomo. Anzi al ritorno le numerose auto giunte al colle del Nivolet dopo di noi erano come una macchia scura in un paesaggio su un quadro capolavoro dipinto da un maestro.
A malincuore siamo saliti sulle auto e tornati alle terre basse con il suo caldo e la sua quotidianità.