Carnevale Arcisate - "I vecc mistéé"

Quest’anno abbiamo pensato di dedicare le maschere ed il carro ai vecchi lavori della valle, con oltre 12 figuranti, abbiamo ricordato lavori che non esistono più, almeno nei termini di oggi.

Il titolo già richiamava questo tema  “Ul GAM e i veécc miste” con maschere di ”Ul magnan” che aggiustava le pentole, “Ul spazzacamin” con lo scovolo “par netà la cana dul camin”, “La Lucandera” che accoglieva i clienti nella taverna,  “Ul Segaoss” oggi medico condotto e la “Levatris” che sul carro faceva nascere bimbi/e tirandoli fuori da un letto da cui spuntavano solo i piedi numero 46 della partoriente, ovviamente erano bambolotti a cui la “Levatris” mimava le operazioni tipiche del dopo parto, ovvero sculacciata rituale per aprigli i polmoni lavaggio e taglio del cordone ombelicale, poi dopo avergli messo il patello lo riponeva nel lettino a fianco.

Altre maschere erano “Il Cantastorie” che strimpellava una fisarmonica per entrare nel personaggio, “La Pessata” che vendeva  “I pess a pes, poss” con il suo carretto e la canna da pesca con appeso uno scarpone,  “Ul Strascee” che ritirava le cose vecchie e gridava “Pel da cùnili ossestrassc” con la rituale pelle di coniglio appesa al carretto pieno di cianfrusaglie,  c’era la “Mundina”   con la sua bella definizione dialettale ”Quan la mundina la sa china, ul padrun al se visina”, “Ul Spezie” che vendeva i suoi intrugli di erbe,  “I donn da campagna”  le contadine armate di rastrelli e cesti di verdura,  “ Ul Beleratt” che vendeva “I giugatul belerott” la lavandaia “Lavandera” con su di un passeggino, il mastello zincato e l’asse per lavare, corredato da soda lisciva e sapone e qualche paio di mutande e calze (lavate).

C’era anche la “Sarta o Piscinina” vestita di tutto punto con il centimetro per “Tirà giò i misur”, al guinzaglio il cagnolino Ibis vestito da “Pustin dela Valceresii” come sempre impassibile e ubbidiente.