Non pare vero, alle 6 di mattina del 24 agosto il cielo è terso;finalmente una domenica che fa ben sperare per la riuscita della nostra
escursione, quasi fuori porta, al Palanzone, monte del triangolo Lariano. Proprio per questo la partenza è ritardata alle 6 e trenta e l'arrivo previsto per le 19. Dopo poco più di un' ora siamo all'Alpe del Vicerè a 900 m sopra l'abitato di Albavilla ... che toponimi d'alto rango, che storia blasonata avranno? Molto in breve: il Vicerè d'Italia, figliastro di Napoleone, Eugenio di Beauharnais intorno al 1800 usò questo altopiano come pascolo per i suoi cavalli. Il fabbricato-scuderia divenne in seguito "Albergo La Salute". Con altre piccole costruzioni, negli anni trenta, si trasformò in villaggio alpino per i figli degli italiani all'estero. L'Alpe (del Vicerè) oggi è per tutti, un ampio parco con aree pic-nic, parcheggio, angoli barbecue e spazi per spaparanzarsi al sole. Albavilla risale alla preistoria per cui ...
Iniziamo il cammino percorrendo un largo sentiero che si inoltra tra le faggete. Ci teniamo a destra, facendo attenzione ai numerosi ciclisti in MTB, soli o in piccoli gruppi, che ci superano: i vivaci colori fluo delle loro bici e del loro abbigliamento rallegrano i visi "sconvolti" dalla fatica, dalla tenacia, dall'impegno fisico. Rispetto a loro siamo più paciosi e rilassati, artisti del buon cammino "tentiamo sempre di partire ed arrivare con il piede giusto". Ci appropriamo dello spazio quando il sentiero si riduce; spariti i tratti di cemento e pietre, le canaline per gli scoli, il fondo ora è solo in terra battuta, purtroppo intrisa d'acqua come una spugna, qua e là scivolosa, siamo comunque Ercolini sempreinpiedi! I più silenziosi riprendono la loro meditazione camminata.
Si giunge alla Capanna Mara, sul valico tra la val Bova e la val di Gaggio; qui resta chi è meno allenato e può godersi "Beata solitudo, sola beatitudo" scritta che compare all'ingresso, oggi grande contraddizione per il continuo andirivieni. Si prosegue per il rifugio Riella, sul versante nord della nostra meta finale il monte Palanzone. Una terrazza panoramica si apre sul Lario, si scorgono Moltrasio, Laglio, più in lontananza Argegno e, sotto di noi, il promontorio di Torno (che invito!), a corona le Grigne, i Corni di Canzo, le altre prealpi lombarde e ticinesi. Qualcuno vorrebbe prenotare polenta e brasato o coniglio, il cui profumino, durante la preparazione, ci solletica narici e palato già alle undici, ma niente da fare vale "chi prima arriva, meglio alloggia". Riusciremo ????
Ascendiamo, ascendiamo e stiamo su un cocuzzolo con una stele a stella per ricordare (sic!) un incidente aereo, elicottero militare precipitato nel 2005. Nel pendio erboso scopro un tipo di genziana diverso, per me nuovo, ad alto stelo. Anche il suo colore è fluo, indaco intensissimo, ma la sua grazia non ha niente di artificioso. Mi informo, è una genziana asclepiadea, cioè dedicata ad Esculapio, il dio della medicina. Per Bacco ha dei poteri tonici e digestivi ... che istituzione il GAM aumenta pure le conoscenze fitoterapiche e del bere sano: l'estratto di genziana caratterizza certi amari ed aperitivi.
A questo punto però fatica e stille di sudore: il crinale è ripido, ripido. La cima tondeggiante e la cappella votiva del Palanzone, piramidina acuta di pietra, ci sfidano bonariamente. Ma eccoci a contemplare, a sud del ramo di Lecco, diversi laghetti, dall'alto vivide pozze blu,di cui scrivo per documentare: Montorfano Alserio, Pusiano (il più vasto), Annone, Garlate e ... il fiume Adda emissario. Sfido a ricordarli! Qui grande appagamento e ristoro per ognuno.