Nessuna preghiera o invocazione o supplica può trasformare una meteo sfavorevole (continue piogge su tutto il settentrione, particolarmente intense in Liguria). L'illusione che, almeno per qualche ora, possa smettere di piovere però perdura negli animi ottimisti di coloro che vogliono raggiungere il monte Beigua, che domina Varazze, nel parco naturale omonimo. Organizzato il pullman, domenica 20 maggio si presentano in 44 alla partenza in piazza 2 Giugno, a Bisuschio. Del nostro gruppetto, una dozzina di fedelissimi, risultano all'appello solo due coraggiosi. Se pioggia diviene acquazzone, ripiego di salvezza l'alternativa permanenza a Varazze a mo' di " I'm singing in the rain"... cantando sotto la pioggia! Si parte. Concessione poetica: le gocce scivolando veloci sotto il tergicristallo fanno compagnia a noi, entusiasti di avventurarci insieme, nonostante tutto.

La flora del parco Beigua presenta caratteri importanti dal punto di vista della biodiversità. Endemismi (in questo caso piante che crescono solo in quella zona) sono la viola di Bertoloni - viola Bertolonii- e il cerastio ligure. Convivono organismi vegetali mediterranei, centroeuropei, euroasiatici. Nelle zone umide: torbiere, acquitrini, prati roridissimi sopravvivono relitti glaciali vegetali.  Possiamo perderci questo eden naturalistico? Comunque il ticchettio sul parabrezza continua ad essere incessante. A Varazze una dozzina di noi più calma, forse più responsabile, scende. Gli altri che non possono/vogliono rinunciare alle scoperte botaniche e all'ascensione, proseguono per Alpicella. Da lì ci si inerpica incappucciati e con ombrellini. Dopo un breve tratto, nessuna intercessione neppure dal santo di un'originale antica cappelletta votiva sostenuta da un masso monolite "u nicciu du Briccu du Broxin". Sembra un'antica lingua celtica/occitana: è dialetto ligure.  

Piove, piove, ma guarda come piove, senti come viene giù: non ci resta che indossare le mantelle. Momento di grande suspence, una partecipante confida la sua perplessità. Il nostro super esperto-guida lancia un ultimatum: se un solo partecipante rinuncia, scendono tutti! Non sia mai! Imperterriti, si procede.  Grande consolazione il profumo di dafne odorosa ed asfodelo che inebria pure la pioggia. Fiancheggiamo un ghiaione, composto da massi della stessa dimensione: la giara; attraversiamo boschi con coperture vegetali discontinue pini neri, faggete, castagneti, roveri e roverelle. La viola endemica occhieggia qua e là illuminandoci di ceruleo-violaceo. Giungiamo al pian delle moglie animato da un ruscello; dice Gianluca, "la presenza di un muschio particolare, ne garantisce la potabilità". Tanta è la fiducia nell'esperto che prontamente qualcuno si china a dissetarsi soddisfatto. Calpestiamo in questo tratto delle scivolosissime lastre di roccia serpentina, simili a marmo levigato, di un verde cupo striato. Passo dopo passo, non accorgendoci più di ciò che scende dal cielo, eccoci al rifugio all'apice del Beigua, quota 1287. Pausa più che meritata per il ristoro: l'aria è frizzante, quasi invernale, le dita sognano il calore dei guanti, ma quando mai si pensa ai guanti a fine maggio! Il percorso della discesa si snoda più semplice e veloce. Il pullman ci attende come 'casa dolce casa', i più salgono e si spaparanzano, alcuni si concedono una birretta al bar, dall'insegna che più ligure di così non si può, "Baccere Baciccia".